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La forza divina dei geroglifici e il culto di Seth
Stamattina su Repubblica il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco in un ottimo articolo intitolato “Gli egizi e la forza divina dei geroglifici” scrive :
“La prima locuzione completa che dimostra una certa complessità linguistica risale alla fine della seconda dinastia (2690 a.C. circa) ed è stata ritrovata su un sigillo a cilindro del faraone Peribsen in cui leggiamo: il dorato ha unificato le due terre per suo figlio, il signore dell’Alto e del Basso Egitto, Peribsen.”
Ed eccolo qui:
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Il direttore Greco ha senz’altro moltissimi meriti, ma ci permettiamo di sottolineare che “il dorato” può anche intendersi come traduzione letterale di “nb-ty” ma che in questo modo la frase risulta di difficile comprensione per i profani, quindi vogliamo chiarire che l’epiteto si riferisce a Seth, indicato come “(Dio) di Nubt“, la città dell’oro.
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Nell’antico Egitto vi sono due città con “nb” (oro) nel nome, entrambe legate al culto di Seth, e “nb-ty” è senz’altro il suo epiteto più diffuso. Nubty viene però spesso tradotto come Ombita, nel senso di legato alla città di Ombos, che è sempre Nubt ma come la chiamavano i Greci.
Ne abbiamo un esempio proprio nella didascalia che in Wikimedia troviamo apposta all’immagine del sigillo di Seth-Peribsen, che usa il termine greco ma ne chiarifica il significato: “L’ Ombita (ovvero: Set) ha dato le Due Terre a suo figlio, il Re Duale Peribsen.”
Abbiamo così testimonianza nella più antica locuzione completa scritta mai reperita del fatto che nell’Egitto pre-dinastico e nelle prime dinastie faraoniche il culto di Seth era non solo legittimo e diffuso ma così importante da essere posto a tutela della regalità, come vediamo dal cartiglio di Seth-Peribsen.
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