Di cosa parliamo quando parliamo di Tantra

Il flusso di coscienza e il continuum del tantra

Nella sua etimologia più accettata, il termine sanscrito Tantra (तन्त्र) deriva da una radice proto-indoeuropea legata alla tessitura ed indica così qualcosa che scorre ininterrotto e fluisce intessendo una trama.Tantra viene reso in tibetano con Gyud (རྒྱུད , rGyud) che significa flusso, corrente. Nel Tantra tibetano il sé è chiamato Rang Gyud (རང་རྒྱུད rang rGyud) e spesso tradotto con correnti dell’essere, oppure con il più familiare flusso di coscienza.

Da questa definizione della coscienza come flusso deriva quella della pratica tantrica come lavoro sulla continuità della consapevolezza nel suo fluire sia attraverso i diversi stati di coscienza interni ad una singola esistenza, come veglia e sogno, sia attraverso la catena delle esistenze. In estrema sintesi, quando il sé realizza pienamente questa continuità, realizza l’illusorietà del dualismo, la catena delle esistenze si spezza ed abbiamo la Liberazione.

L’illusorietà dell’esistenza ordinaria

L’esistenza ordinaria è quella che sperimentiamo finché non siamo perfettamente Illuminati, e viene detta Stato Condizionato in quanto è condizionata dall’illusione del dualismo, ovvero dall’illusione della separazione fra il sé e il mondo, il credere che quanto sperimentiamo abbia una esistenza in sé e per sé.

I nostri sensi ci illudono di essere separati dagli oggetti delle nostre percezioni, mentre quello che percepiamo è la nostra personale interpretazione degli oggetti, filtrata dalle esperienze precedenti, non la loro realtà.

Quando i classici descrivono l’illusione del dualismo affermano che la reale natura di quanto sperimentiamo è la Vacuità, e questo è uno dei concetti più fraintesi della filosofia orientale. Per comprenderlo meglio possiamo prendere come esempio il mondo materiale e lo spazio in cui si manifesta: la materia non ha una esistenza in se e per se, separata dallo spazio in cui si manifesta, e il vuoto dello spazio contiene in sé tutta la potenzialità della materia e ne permette la manifestazione. Ci possono sembrare due cose diverse, ma non possiamo sperimentare e nemmeno pensare l’una indipendentemente dall’altro.

Al di là del materialismo e del nichilismo

Nella filosofia orientale per Vacuità si intende l’assenza di esistenza non in quanto tale ma di esistenza in sé e per sé, separata ed indipendente. Quando si afferma che la vera natura dei fenomeni è il vuoto si intende che non siamo in grado di separare i fenomeni dalla loro percezione, ovvero che è la natura delle nostre percezioni ad essere vuota di esistenza in sé e per sé.

La più famosa delle formulazioni di questo principio sta nel Sutra del Cuore:

La forma è vuota, la vacuità è forma, la vacuità non è altro che forma e la forma non è altro che vacuità.

Sutra del Cuore

È fondamentale sgombrare il campo dal materialismo che ci fa credere all’illusione del dualismo ma anche dal nichilismo che ci indurrebbe a credere che nulla sia reale. Per illustrare il problema niente di meglio dell’esempio del camion: certo che la nostra esperienza del camion è illusoria e che il camion che sperimentiamo è nella nostra mente, il fatto che finché non siamo perfettamente Illuminati non possiamo percepirne la realtà autentica non significa che nel frattempo il camion non possa investirci e ucciderci.

Per un approccio tantrico all’esistenza è quindi fondamentale innanzitutto tenere sempre presente che tutto quello che sperimentiamo è condizionato dall’illusione dei nostri sensi, filtrato dalla lente delle nostre esperienze e della nostra cultura, e che tutto il nostro essere è integrato in questa illusione, noi e quanto sperimentiamo come altro siamo tutt’uno.

La scienza contemporanea ha dimostrato che quello che percepiamo come mondo esterno in realtà è una costruzione generata dal nostro cervello con un minimo apporto di percezione ed una gran parte di predizione fondata sulle esperienze precedenti, ma di questo parliamo altrove.

IL TANTRA COME METODO OPERATIVO

I concetti dell’illusorietà della percezione ordinaria e della non-separazione sono comuni a tutte le scuole del Buddismo, ma nella pratica del Tantra c’è una fondamentale differenza di approccio. Nel Tantra non c’è gerarchia né differenza fra animale, vegetale o minerale, nobile o vile, puro od impuro, nessuna separazione fra interno ed esterno, corpo e spirito, chi mangia e chi viene mangiato: non si tratta soltanto di comprendere, ma soprattutto di sperimentare costantemente come tutto sia manifestazione della medesima essenza.

Tantra significa quindi anche sfruttare ogni aspetto dell’esistenza per emanciparsi dallo stato condizionato, in modo che vi sia continuità anche fra vita quotidiana e pratica spirituale.

L’obiettivo è utilizzare come supporto, non come fine, la ricerca della salute, la conoscenza di sé stessi e del proprio mondo, lo sviluppo di capacità comunicative, creative e di apprendimento eccellenti, la comprensione e l’armonizzazione della propria sfera sessuale, l’espansione creativa della vita onirica.

In altre parole, Tantra significa sviluppare tutto il proprio potenziale fisico, energetico, emotivo ed intellettuale come mezzo per evolversi spiritualmente, ed utilizzare tutte le proprie risorse e capacità come strumento di Liberazione.

LA VIA DELLA MANO SINISTRA

Chiunque si interessi alle pratiche spirituali prima o poi incontra l’espressione Via della Mano Sinistra. Questa terminologia deriva dai testi Tantrici induisti che definivano i metodi più ortodossi come Dakshinachara – Via della mano Destra – per distinguerli dalle pratiche della Via della Mano Sinistra, il Vamachara, ritenute eterodosse perché includevano l’uso di alcool, carne, pesce, sostanze proibite ed energie sessuali, anche se strettamente regolamentato all’interno della pratica spirituale. Questa distinzione è stata poi ripresa dagli occultisti ottocenteschi, che nel loro bigottismo hanno equiparato la Via della Mano Sinistra alla Magia Nera, e in seguito dalle correnti esoteriche più moderne, in cui è diventata sinonimo di libertà, sperimentazione e più recentemente anche di una connotazione politica anch’essa a sinistra.

Dal punto di vista dottrinale dobbiamo chiarire che Tantra non è necessariamente sinonimo di Mano Sinistra. L’opinione pubblica occidentale è abituata a pensare ai buddisti tibetani come monaci, ma i testi di riferimento sono in massima parte quelli del Tantra, e il monachesimo in Tibet è diventato prevalente soltanto a partire dal XII secolo.

Da un punto di vista operativo, possiamo dire che nelle scuole di pensiero di Mano Destra il praticante trova l’Illuminazione distaccandosi sempre più dal mondo delle percezioni esterne finché non resta che la pura essenza della Mente che percepisce, mentre nelle scuole di Mano Sinistra il praticante usa tutto il mondo delle percezioni per realizzare l’unione di colui che percepisce, dell’atto della percezione e di ciò che viene percepito.

Il praticante di Mano Destra obbedisce ad una disciplina ascetica per trovare il mondo in se stesso, quello di Mano Sinistra si apre a tutte le esperienze per riconoscere se stesso nel mondo – e quest’ultimo è quello che possiamo chiamare l’approccio Tantrico per eccellenza.

SESSO SENZA EQUIVOCI

In questo approccio non c’è separazione fra vita ordinaria e pratica spirituale, quindi tutti i tipi di esperienza hanno lo stesso valore per l’evoluzione, e quindi anche tutti i tipi di esperienza di natura sessuale possono e devono essere integrati nella pratica spirituale, ed è fondamentalmente da questo aspetto che deriva l’accusa alle dottrine di Mano Sinistra di essere corrotte, degenerate o addirittura diaboliche.

Dato che forse non tutte ma molte tradizioni di Mano Destra hanno costruito tutta la loro disciplina intorno al dogma della continenza sessuale, è logico che una dottrina che si apre ad accogliere anche il sesso come strumento di evoluzione spirituale non può che essere etichettata come Satanica.

Chakrasamvara e Vajravarahi YabYum, Nepal XVI secolo, Met Museum, NYC

Questo pregiudizio fu così forte che in molte scuole di Buddismo Tibetano si arrivò a raccontare agli studenti occidentali che le immagini delle Divinità in Unione avevano un significato meramente simbolico.

Poi arrivò internet, si diffusero le traduzioni dei testi sacri e si scoprì che le pratiche con le energie sessuali facevano da sempre parte di quello stesso corpus di insegnamenti utilizzato nei ritiri che formavano i Lama, che si poteva diventare un maestro senza prendere i voti monacali e che essere monaco non equivale ad essere un Lama.

Infine con la New Age iniziò il commercio di massa dei “segreti tantrici” delle energie sessuali, avulsi dalle pratiche spirituali, e quindi la volgarizzazione e il diffuso discredito dello stesso termine Tantra.

Tantra in occidente è divenuto sinonimo di promiscuità, tanto che spesso viene usato per mascherare attività di puro e semplice meretricio, attività che riterremmo assolutamente legittime se non si pubblicizzassero abusando di un termine religioso.

Noi abbiamo deciso di usare esplicitamente e diffusamente il termine Tantra per restituirgli il significato e la dignità che gli spetta, e pazienza se dobbiamo spiegare a tanti personaggi che ci contattano che il “massaggio tantrico” non esiste, che se qualcuno pretende di farlo lo sta truffando e che per un certo tipo di servizi devono fare riferimento ad un altro genere di professionalità.

A questo proposito, è bene sottolineare che le dottrine tantriche sono nate e si sono sviluppate in ambienti culturali in cui l’erotismo era visto non solo come una componente fondamentale della vita ma come una vera e propria arte da coltivare, quindi non rispondevano certo al bisogno di giustificare atti altrimenti proibiti.

“Quella dell’India Medievale era una cultura con forte tendenza ad affermare la vita e che perseguiva, all’interno dei confini imposti dal Dharma, una vita sessuale vigorosa e spregiudicata.

Lo scopo del Tantra non era di consentire ad una cultura affamata di sesso di esprimere i suoi desideri repressi in una forma sublimata dalla religione. Al contrario, il Tantra era una tradizione religiosa che affermava la possibilità di sperimentare la sacralità e la divinità dell’esistenza umana in tutti i suoi aspetti.”

P.E. Muller-Ortega, The Triadic Heart of Siva: Kaula Tantricism of Abhinavagupta in the Non-Dual Shaivism of
Kashmir, 1989 State University of New York Press, Albany.

libertà e responsabilità

L’ultimo punto che vogliamo sottolineare è la differenza di disciplina fra la via di Mano Destra e quella di Mano Sinistra. Nel primo caso il praticante aderisce ad un codice di condotta molto preciso ed il suo stesso progredire lungo il sentiero è misurato anche dalla perfezione con cui riesce a seguirne i precetti. Nella Via di Mano Sinistra possono esserci consigli e al massimo raccomandazioni, ma non ci sono comandamenti assoluti: sta al praticante giudicare la situazione e scegliere il modo migliore per affrontarla, e naturalmente è solo del praticante la responsabilità delle sue azioni ed il dovere di farsi carico delle conseguenze.

Ora dovrebbe essere più chiaro di cosa parliamo quando parliamo di Tantra: una visione che si fonda sui principi dell’illusorietà dello stato condizionato, sulla non-separazione fra mente che percepisce/atto del percepire/oggetto percepito, che persegue l’evoluzione spirituale come sviluppo della continuità di coscienza attraverso una pratica che abbraccia ogni singolo aspetto della persona e della vita.

Quello che vi proponiamo nella nostra Associazione quindi è una visione Tantrica e una pratica senza dogmi, aperta a tutte le influenze culturali e a tutte le sperimentazioni, collocata senza ambiguità sulla Via di Mano Sinistra.

Speriamo di avervi dato elementi sufficienti per farvi un’idea del nostro approccio, se vi interessa contattateci.

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